Il papà invisibile



A volte mi domando se un papà possa piangere.
Se sia previsto, intendo.
Un papà non piange, perchè papà è la solidità, è il capo squadra che indica la strada, che sa qual è la strada, perchè ha ben capito qual era la sua strada e quindi sa camminare sicuro sulla strada che ha scelto e sa indicare a tutti quale sia la strada da percorrere. Un po' di cammino si farà sulla sua strada e poi, poco a poco, piano piano, solo se lui lo dirà, ci si potrà staccare, si potrà azzardare a prendere qualche traversa, qualche via nuova, si potrà provare, esplorare, azzardare; e se poi la traversa sarà buia, se la via nuova farà paura, se l'eplorazione farà scoprire orrori, se l'azzardo sarà eccessivo, si potrà tornare indietro, accanto a lui che cammina sicuro, sulla sua strada, sulla strada che conosce,sulla strada che sa lui.
E come può mai piangere un papà che deve fare tutto questo? Come può mai piangere un papà che ha capito la strada, che ha scelto la sua strada e che cammina sicuro? E come mai può piangere il papà che deve indicare la strada e che deve serenamnte lasciare che vengano azzardate vie traverse e che deve saper accogliere chi ne ritorna spaventato, attonito, incerto?
E poi perchè mai dovrebbe piangere un papà? Forse ha sbagliato strada? Forse non è poi così sicuro di essere sulla strada giusta? Oppure guardando lontano non vede più quell'orizzonte che lo aveva convinto? O forse ha qualche dubbio sulla strada da consigliare? O forse ancora non riesce a sopportare di vedere imboccare strade traverse che portano all'orrore? O sarà mica che non è poi così sicuro che sia giusto vedere tornare indietro da quelle esplorazioni?
E come può mai piangere un papà senza sembrare tutto questo? Come mai potrebbe giocarsi tutto quello che ha e tutto quello che deve dare con una lacrima o un momento di sconforto?
Eppure i papà hanno paura. Magari hanno sbagliato strada o non la sentono più sicura, oppure guardando lontano non vedono più l'orizzonte ed il loro passo si fa incerto, il timbro della loro voce insicuro quando devono consigliare un passo, lo sguardo più ansioso quando vedono imboccare una traversa buia e la loro mano più disperata quando riabbracciano chi ritorna attonito.
Ma le lacrime no. Quelle non possono scendere. Quelle vanno trattenute, ingoiate, vanno ricacciate dentro perchè un papà non piange.
E allora, la sera, .. questa sera .. che tutti dormono, sicuri, caldi, sereni, un papà si prende l'incarico di far scendere tutte le lacrime del mondo, tutte le lacrime dei papà che non possono avere paura ma ce l'hanno, di tutti i papà che non possono deludere, ma hanno paura di farlo, di tutti i papà che hanno paura che la loro voce tremi, che il loro sguardo implori o la loro mano stringa troppo, oppure che la loro strada non sia quella giusta.
Questa sera è la sera del papà che sa che ogni sua lacrima resterà invisibile.

Materia grezza da forgiare


Oggi abbiamo passato la giornata a fare i compiti. Ne venivamo da 5 giorni di vacanza e c'erano da recuperare tante materie.
Samu (10) come al suo solito si è messo di buona lena, responsabile com'è, giudizioso com'è. Un ometto che sa quello che deve fare, ma soprattutto che sa che lo deve fare. La sua testolina bionda china sul quaderno, le sue dita in bocca mentre cerca di fare i conti al volo, la sua scrittura già veloce, le sue gambe agitate sotto il tavolo, a giocherellare col pallone, così, tanto per coccolarsi un po', per darsi conforto, sono un'immagine che potrei portarmi nella mente tutta la vita per ricordarmi di lui da piccino.
Ale (7) come al suo solito si è messo di buona lena per escogitare qualsiasi modo per evitare questo supplizio dei compiti. Mascalzone com'è, furbetto com'è, scaltro com'è. Uno scugnizzo che sa perfettamente quello che deve fare ma non ne ha voglia. Con una strategia del tutto antieconomica ha rallentato lo svolgimento dei compiti accusando nell'ordine: mal di testa, mal di pancia, scatti improvvisi giù dalla sedia per soccorrere il fratellino piccolo (Francesco 1) in serio pericolo di vita, o per raccogliergli la palla, per rilanciargliela, per andare a bere, per andare a fare la punta alla matita, per fare una pausetta, per riposarsi che stanotte non ha dormito niente (svegliato alle 11 n.d.r.). Materia grezza allo stato puro, materia ancora da scolpire, da forgiare, resistente a qualsiasi tipo di attrezzo, a qualsiasi metodo di convincimento basato sull'orgoglio, sulla stima, sulla fiducia, sulle promesse, sui biechi ricatti, sul "ti lascio qui e domani a scuola senza compiti ci vai tu", sul "la scuola è tua e dovresti essere tu a volere essere bravo". Niente, ogni colpo inferto, ogni stratagemma educativo utilizzato, ogni tecnica applicata, si scioglieva davanti ad un sorrisino svogliato, ad un sorrisino furbo, ad una parola scritta apposta sbagliata, sulla riga sbagliata, col colore sbagliato. Ed noi li massicci e monolitici a tenere il punto che se cedi sei davvero finito. "eh no caro mio, col cavolo che te lo detto io il pensierino, adesso stiamo qui tutta la giornata fino a che non ti decidi".
A questo punto generalmente, passata l'ora e mezza si accettano scommesse. A che salterà prima il tappo? A me o a mia moglie? Oggi è partito a mia moglie, che ha sfoderato un discorso col quale forse avrebbe vinto anche le elezioni in USA e con una cattiveria e determinazione che avrebbe fatto tacere anche il peggior Vittorio Sgarbi.
Da li tutto in discesa, e cioè "solo" altre 2 orette sui quaderni a finire tutto quello che c'era da fare, con una buona collaborazione del Mascalzone, che - una volta scollinata la voglia di fare i capricci - si dimostra sempre maledettamente bravo e veloce (il che accresce la rabbia del padre docente). Ma come!! stamattina mi hai fatto diventare scemo per fare 15-7, con scena madre perchè ti ho sequestrato la calcolatrice che sei andato furtivamente a prendere accusando un attacco di dissenteria gravissima, ed ora mi dici "8 e 7, 15, vero Pà!?" come il più incallito giocatore di cirulla!!!
Come diceva mio nonno: "Tegnime che l'amassu" (Tenetemi sennò l'ammazzo n.d.r.)

Finito il martirio con Alino, mi ricordo di Samu, il giudizioso, il soldatino mio. Vado in camera sua e lo spio un attimo sperando di trovarlo che gioca al DS di nascosto e invece è sempre li, con la testina bionda china sui libri che lavora di buona lena, perchè sostanzialmente gli piace. Come lo saluto, cambia atteggiamento. Diventa polemico.
Ecco .... tutto il pomeriggio solo qui a fare sti cacchio di compiti e nessuno che mi aiuta.
Amore, cos'è che non riesci a fare?
Niente! non riesco a fare niente!
Ma Samu, amore, ma se hai finito tutto!?
Ehhh si, finito tutto, finito tutto un cavolo, guarda qui, devo ancora fare l'Umbria.
(Ripetiamo l'Umbria, la sa a memoria.)
Samu, la sai benissimo. Sei bravissimo.
Siiii bravissimo, bravissimo un cavolo, e comunque se sono bravissimo allora adesso ci facciamo partita rivincita e bella alla Play, che tutto il giorno che sei con Ale e non con me.
Si amore, io tengo l'Ajax e tu il Real.
Mezz'oretta di Papi anche per il Soldatino mio, che anche lui è fatto di materia grezza ancora da forgiare e quando c'è da ratrellare amore, non guarda in faccia nessuno e qualunque tecnica è consentita ...... che lo ha capito benissimo, lui, che giocare alla Play o fare i compiti poco cambia, sempre di coccole si tratta, e adesso è venuto il suo turno.